di Gherardo Vitali Rosati
regia Annalisa Bianco
con gli studenti universitari del laboratorio Prometeo Scatenato
Giulia Bevilacqua, Giulia Bovo, Noemi Brundu, Serena Bruno, Antonio Ceruso, Edoardo Chianese, Maria Rosaria Chiedi, Chiara Fasoli, Elisa Genga , Vaeceslav Grecov, Carlo Emanuele Neri, Roberta Oroni, Rosmary Pacilio , Davide Palma, Massimiliano Piediscalzi, Francesco Roselli, Giovanni Scognamiglio, Alessia Senigagliesi, Maddalena Sighinolfi, Serena Spanò, Alice Spinelli, Camilla Tondi, Roberto Trotta, Martina Urso, Bianca Van Der Geer, Mattia Van Der Meer, Alessia Zamperini, Manolo Zocco.

suono e luci Andrea Guideri
direzione di scena Simona Parravicini 
promozione Rossella Calciano, Vito Di Martino, Fedra Kuris 
progetto grafico Mariapiera Forgione
immagine Vaeceslav Grecov

Il nome del progetto di Teatro Universitario, PROMETEO SCATENATO, deriva dall’omonimo saggio di Hans Jonas che ha aperto una riflessione sulla responsabilità della scienza a partire dal Progetto Manhattan, occasione che coinvolse molti luminari della scienza in un’appassionante ricerca e che però produsse una terribile arma di distruzione di massa: la bomba atomica.
Per questo la prima edizione del progetto si è concentrata proprio sul dibattito intorno all’invenzione della bomba e si è conclusa con lo spettacolo Benvenuti a Los Alamos (2017). Si è poi passati a studiare la crisi economica, in occasione dei dieci anni dal crollo della Lehman Brothers, nel laboratorio  teatrale che ha portato alla rappresentazione (Da oggi) siamo chiusi (2018).

Quest’anno si declina il tema con una riflessione sull’esperienza di Galileo Galilei, partendo dall’episodio storico che lo portò a Siena, nel 1633, subito dopo l’abiura.In quell’occasione fu preso in custodia dal cardinale Piccolomini, da tempo amico e grande estimatore dello scienziato, che ebbe il compito di sorvegliarlo. Si aprì, così, un periodo felice, che aiutò Galileo a rimettersi, dopo il crollo fisico e psicologico provocato dall’esame del Sant’Uffizio. Partendo da questo episodio ci si è interrogati sulla figura di Galileo e sulla sua controversa scelta di abiurare che però gli consentì di continuare proficuamente le sue ricerche. In quel caso, la Chiesa opponeva dei limiti rigidissimi alla sua libertà di ricerca.

Così si ripropone la domanda del Prometeo di Jonas:
è giusto che la Scienza abbia dei limiti e se sì di che natura?